Quante volte è possibile riutilizzare l’olio da friggere prima di smaltirlo? Come eliminarlo in modo sostenibile senza inquinare?
L’olio esausto è un dilemma delle cucine casalinghe come quelle professionali. È necessario comprendere come utilizzarlo e soprattutto quante volte riutilizzarlo prima che rischi di compromettere il gusto degli alimenti.
Perché sì, l’olio può essere utilizzato più volte ma senza esagerare. Come riconoscere quando ormai l’olio è esausto e non va più utilizzato?
In che condizioni rischia di bruciare gli alimenti o creare quell’insopportabile crosta bruciacchiata fuori lasciandoli crudi all’interno?
Il riutilizzo dell’olio
Partiamo da un presupposto: l’olio fritto può essere riutilizzato solo se è stato mantenuto a una temperatura costante di 180 gradi, filtrando ed eliminando tutti i residui della precedente frittura.
Generalmente, utilizzare l’olio più di 2-3 volte è sbagliato.
Dopo averlo utilizzato, l’olio va lasciato raffreddare e successivamente filtrarlo per eliminare ogni residuo che comprometterebbe la prossima frittura.
Per essere riutilizzato, inoltre, l’olio non deve diventare schiumoso, né troppo scuro e il suo odore non deve apparire alterato.
Perché l’olio non va riutilizzato troppo
Semplicemente perché l’olio assorbe gli odori e i sapori degli alimenti fritti al suo interno. Ciò significa che, laddove aveste intenzione di friggere alimenti totalmente differenti, rischiereste di compromettere il sapore finale della frittura.
Inoltre, non esiste un olio che si possa utilizzare per la frittura per più di 24 ore perché semplicemente tende a decomporsi con il calore.
Il punto di fumo
Un ottimo modo per ottenere una buona frittura è prediligere l’olio che raggiunge il suo punto di fumo lentamente e in maniera costante. Il punto di fumo è la temperatura a cui un grasso alimentare riscaldato, che sia olio o burro, comincia a rilasciare sostanze volatili visibili sotto forma di un fumo tendente al colore azzurro.
Se è importante raggiungere lentamente il punto di fumo, è altresì necessario evitare che questo venga superato. In quel caso, si corre il rischio di bruciare l’olio e rovinare totalmente i piatti.
Per evitare che ciò accada è bene mantenere una temperatura costante dell’olio a 180 gradi.
Le tecniche e gli strumenti per misurare la temperatura dell’olio
Tra i più professionali, c’è il termometro da cucina (ottimo anche per uso casalingo). Oppure, altro strumento a favore della misurazione e del controllo della temperatura dell’olio è la friggitrice.
Per i più vintage, invece, è ancora in voga la prova della briciola che consiste nel far cadere nell’olio una briciola di pane e verificare se quest’ultima sfrigola e le si formano le bollicine intorno.
In quel caso vorrà dire che l’olio è pronto per friggere.
Se la briciola, invece, affonda nella pentola, l’olio sarà ancora troppo freddo.
Infine, l’ultimo metodo (sempre old school) è la prova dello stuzzicadenti. In questo caso si immerge mezzo stuzzicadenti nell’olio: se fa le tipiche bollicine da frittura intorno, l’olio sarà pronto per friggere. In caso contrario, esattamente come la briciola di pane sarà ancora troppo freddo e bisognerà attendere.
Come smaltire l’olio esausto
Veniamo al tema più arduo e scottante di tutto l’articolo. Come smaltire correttamente l’olio esausto?
MAI versare l’olio nel lavandino. L’unico modo per smaltire correttamente la sostanza grassa è riporla in un contenitore e recarsi presso i punti ecologici adibiti per consentirne uno smaltimento che non rischi di compromettere le acque dei nostri mari.
Smaltire correttamente l’olio è un impegno morale e civile, cucina responsabilmente!