Quando arrivate a Procida, una delle prime cose da fare è gustare una buonissima lingua di Procida, dolce tipico dell’isola dal profumatissimo aroma al limone.
Procida è la mia città del cuore, non potevo sottrarmi nell’omaggiarla dedicando un articolo ad una delle maggiori tipicherie del posto.
Che cosa sono le lingue di Procida?
Per chi ancora non avesse avuto la fortuna di assaggiarla, la lingua di Procida (o lingua di Bue) è una pasta sfoglia farcita di squisita crema pasticcera al limone.
Con il tempo, sono state numerose le rivisitazioni. Oggi, infatti, è possibile trovarle farcite anche al cioccolato e altre creme particolari.
Ma l’unica e intramontabile resta la classica al limone!
Vi consiglio di provarle ancora calde… è vero che sono buone sempre, ma l’aroma dei limoni che si espande quando non ancora calde non ha eguali.
Storia e curiosità delle lingue di Procida
Pare che l’invenzione sia dovuta al pasticciere napoletano Pasquale Mazziotti che, intorno agli anni ’50, si trasferì a Procida e decise di proporre un nuovo prodotto per conquistare fama sull’isola.
Mai ci fu scelta più azzeccata, direi! Il pasticciere Mazziotti ci vide lungo. E oggi, le lingue di Procida sono ormai uno dei simboli cardine della splendida isola.
Una simpatica curiosità riguarda il nome. Infatti, alcuni le chiamerebbero lingue di suocera. Proprio perché, essendo anche molto grandi, sono simpaticamente associante al parlar troppo e a sproposito delle suocere nei rapporti coniugali dei propri figli.
I limoni di Procida
Per quanto le lingue di Procida siano un dolce semplicissimo, la loro marcia in più sono senza dubbio i limoni dell’isola stessa.
Infatti, i limoni di Procida sono tra i migliori della Campania. In alcuni periodi dell’anno, passeggiando tra le vie della splendida isola, è addirittura possibile essere travolti e inebriati dall’irresistibile fragranza.
‘O cafè re Barone
Questo era il nome del bar pasticceria preso in gestione dal pasticcere Mazziotti prima che desse vita alle lingue di Procida. Solo più tardi cambiò nome, diventando quello che oggi è conosciuto come il Bar Roma, il bar pasticceria più antico dell’isola.
Procida è un luogo magico, fuori dal mondo. Impossibile non restarne incantati.
È di una bellezza singolare e irreplicabile che, o si capisce o non si capisce. C’è poco da fare.
Ed io vorrei lasciarvi proprio con una citazione dal libro “L’isola di Arturo” di Elsa Morante, dedicato alla splendida Procida:
“Su per le colline verso la campagna, la mia isola ha straducce solitarie chiuse fra muri antichi, altre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali. Ha varie spiagge dalla sabbia chiara e delicata, e altre rive più piccole, coperte di ciottoli e conchiglie, e nascoste fra grandi scogliere. Fra quelle rocce torreggianti, che sovrastano l’acqua, fanno il nido i gabbiani e le tortore selvatiche, di cui, specialmente al mattino presto, s’odono le voci ora lamentose, ora allegre. Là, nei giorni quieti, il mare è tenero e fresco, e si posa sulla riva come una rugiada. Ah, io non chiederei d’essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei d’essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua.”
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