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I suoi vini e il suo olio delicati e pepati come Blues d’autore, Mario Di Lorenzo con Feudo Disisa è il garbo nel palermitano

Mario Di Lorenzo durante degustazione Krysos IMG
Di cosa parla questo articolo

Due dei propri considerati Cru, un bianco e un rosso, sono rientrati nella Guida Gambero Rosso – Vini d’Italia 2024 tra le migliori etichette della Sicilia, ricadenti nella Monreale DOC quindi di appartenenza ad una delle cinque cantine più quotate a Sud d Palermo. Parliamo di Feudo Disisa che con il suo attuale proprietario Mario Di Lorenzo porta avanti un passato di cinque generazioni e porta avanti tutte le sue referenze puntando molto sul Metodo classico Pas Dosè Renè, che deriva dal più antico vigneto di Chardonnay impiantato nella tenuta e che si è ispirato al patron dell’azienda Renato Di Lorenzo. Un primato di sicuro spetta alla famiglia di Lorenzo cioè quello di essere stata la prima a fare registrare il vitigno internazionale Chardonnay all’Istituto Regionale della Vite e del Vino di allora a fine anni Sessanta (ora denominato Irvo ovvero anche dell’Olio). Ma è con “Lu Bancu” – Catarratto 2022 in purezza (dalle intense note floreali di ginestra, gelsomino, sambuco e lavanda, fruttate tra agrumi e pesca bianca e tabacchiera e piante aromatiche vedi salvia, timo e rosmarino) e Perricone “Granmassenti” 2020 (sentori di frutti rossi maturi mixati all’erbaceo di radici e sottobosco, in bocca pieno, armonico, lungo e persistente) che Feudo Disisa viene introdotto nel volume autorevole del Gambero Rosso.

Feudo Disisa parteciperà a breve anche al “Blues & Wine Soul Festival” itinerante, giunto alla sua XXII edizione, con i suoi capolavori sia in tema vitivinicolo che con il suo patrimonio in campo di olivocultura e la sua filosofia di fare anche turismo dell’olio.

Abbiamo avuto modo di apprezzare i vini in questione con una escalation a Messina tramite una degustazione effettuata all’EnoCantina peloritana qualche settimana fa, grazie all’intuizione di chi si occupa dell’attività commerciale Antonella Grioli che condivide la proprietà con sua madre Rosaria. I vini dell’Etna come anche altri marchi nuovi siciliani come “Soffio sulle isole” di Vulcano sono molto richiesti in questo negozio perché c’è un puntuale lavoro realizzato dalla giovane Antonella, in sinergia con la famiglia (anche il padre e il fratello Salvatore), che vuole incentivare la produzione del territorio regionale ma comunque tutti quei vini che restano solidamente sui circuiti di vendita quali le bollicine di Valdobbiadene.

I vini per la famiglia Di Lorenzo premiati da Gambero Rosso avevano già riscosso al Decanter World Wine Awards 2022 le medaglie d’oro e d’argento rispettivamente al “Granmassenti” e al “Lu Bancu” mentre al Concours Mondial de Bruxelles, Sessione vini Rossi e Bianchi, ci sono state le medaglie d’argento sui Cru “Chardonnay” Doc Sicilia 2020 e “Tornamira” IGP Terre Siciliane 2018.

Monreale ha un clima mite anche negli sbalzi termici. La superficie elettiva di coltivazione è località Grisì con un terreno argilloso tra 440 e 600 metri slm. La prima quota è adatta al Catarratto che esprime tantissimi fiori all’interno (oltre a sentore erbaceo fresco e pungente ma anche sensazione rotonda del tocco tropicale di ananas e pera Williams). Mario Di Lorenzo dice: “E’ un vino che invecchia bene. Andando avanti aumenta aromaticità mantenendo freschezza”.

Tornando al Metodo Classico Pas Dosè Renè, in degustazione nella Città dello Stretto, Mario Di Lorenzo con il suo enologo Tonino Guzzo e il suo agente di commercio Pino Morgana ha pensato di fare assaggiare le due versioni esclusivamente per l’occasione ma solo la più giovane è stata veicolata sul mercato la 2017 con un affinamento sui lieviti per 36 mesi mentre la 2016, presentata nella serata, è stata sottoposta ad una sboccatura a 50 mesi. Entrambe le annate sono state completate   con 9 mesi in bottiglia. Le sue caratteristiche sono un colore giallo paglierino con riflessi dorati, all’olfatto aromi di frutta matura e crosta di pane, al gusto raffinatezza e sapidità.

Successivamente, il “Chara” 2023 che è un blend al 50% Catarratto e al 50% Inzolia che va incontro ad un affinamento di sei mesi di acciaio inox e 60 giorni di bottiglia; giallo paglierino con eleganti riflessi verdi, fruttato con note di ginestra e pesca, al palato fresco, fruttato e armonico. Poi è stata la volta del Catarratto “Lu Bancu”, che è principalmente vegetale, fresco con note di frutta a polpa bianca, croccantezza di frutto in bianco, ritorno minerale: un vino fatto in acciaio che ha questa grande levatura qualitativa ha grande attrattiva. Acidità che vibra in bocca. Otto mesi in acciaio sulle fecce a temperatura controllata 15-18° C per assecondare l’affioramento dei profumi secondari e quattro mesi in bottiglia.

A seguire una particolarità per Monreale: un Fiano del 2021, un esperimento con “Terre delle fate” che compie sei mesi di barrique ed altri 120 giorni in bottiglia: dalla forte personalità e dai sorprendenti profumi floreali di ginestra e acacia, fotografa i meandri della campagna siciliana. E poi l’assaggio dello Chardonnay in purezza del 2020 e 2021, dopo aver vissuto otto mesi in barrique e 4 mesi di bottiglia; è sempre una DOC Sicilia, che si ottiene con una raccolta selezionata delle uve, una fermentazione a temperatura controllata (15 – 16°C), per definire un colore giallo paglierino con riflessi dorati, intensità al naso con note fruttate e vanigliate. Al palato è fresco, fruttato ed armonico.

Per concludere con i rossi, è stato il turno del “Granmassenti” 2020 che passa 12 mesi in barrique di rovere francese e sessanta giorni di bottiglia. Infine il “Tornamira” 2018 IGP Terre Siciliane che è un blend di vitigni internazionali Sirah, Merlot e Cabernet, un Cru importante che fa affinamento 18 mesi di barrique di rovere francese per imprimere la maturazione dei tannini e 12 in bottiglia. Non poteva mancare all’appello un vino dolce – il Krysos – ricavato da uve Grillo Doc Sicilia con una conservazione in serbatoi di acciaio inox per 12 mesi e permanenza minima in bottiglia 12 mesi. Ambrato, al naso frutta matura, miele e fichi secchi che si sentono anche al palato in modo intenso e fasciante.

Nella dinamica e nel respiro della memoria di famiglia, la barriccaia di Feudo Disisa rappresenta un luogo di culto all’interno della cantina, tra la quiete e l’effusione dei profumi dei legni delle barrique. Si è preferito utilizzare soltanto legni di rovere francese con tostature selezionate in base allo stile produttivo di ogni singola etichetta. La lunga esperienza nel vinificare si configura come una risorsa di inestimabili proporzioni di appassionati viticoltori che hanno investito sulle potenzialità di questa costola di Isola.

“Un’altra chicca di famiglia – aggiunge Mario – è il nostro olio ‘Tesoro’, un Extra Vergine d’Oliva, prodotto da una delicata e fine miscela di Nocellara del Belice, Biancolilla e Cerasuola, che sprigiona profumi di erbe appena falciate”.

Nel racconto di Mario, dove si apprende il suo inarrestabile entusiasmo, è stata fatta una disamina della situazione dei vitigni nel passato e ai nostri giorni che fanno parte anche della sua produzione: per esempio “il Carricante e il Catarratto da Oriente a Occidente venivano confusi come se fossero lo stesso vitigno. Due caratteristiche diverse per il Catarratto: ubiquitario senz’altro, nel versante occidentale entra in molti disciplinari delle Doc siciliane. Una fetta cospicua della Doc Marsala. Sa esprimere delle note emozionando. Catarratto una maggiore preesistenza nel palermitano, nel trapanese e nell’agrigentino. Molto plastico e plasmabile. Carricante rientra anche nei blend dell’Etna Doc bianco”.

 

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