Il turismo enogastronomico acquista sempre più valore in tutto il mondo. L’enogastronomia e il turismo diventano un binomio perfetto di cui si riesce con difficoltà a fare a meno.
La voglia di scoprire non solo nuovi posti, ma anche nuovi sapori, stimola ancora di più l’interesse nel viaggio.
Uno studio del 2020 della World Food Travel Association ci dice che:
- Per il 21% le attività gastronomiche hanno rappresentato il principale motivo di viaggio, mentre il 58% ha svolto la vacanza per partecipare ad esperienze enologiche, ossia legate al vino, alla birra e altre bevande alcoliche.
- Il 45% dei turisti italiani negli ultimi tre anni ha svolto almeno un viaggio con questa motivazione, con un aumento del 48% rispetto all’anno precedente.
Comunicare l’identità di un paese anche attraverso il buon cibo, è sicuramente un modo per rafforzarlo e stimolarne l’interesse nei turisti. A tal proposito, l’Organizzazione Mondiale del Turismo ha riconosciuto il turismo enogastronomico come parte del turismo culturale, in virtù della sua capacità di connettere territorio e turista.
Ma il food tourism è molto più di questo. Esso è capace di infondere sensazioni profonde nel turista e – al contempo – aumentare consapevolezza e orgoglio delle comunità ospitanti.
Full immersion culturale
Il food tourism garantisce una full immersion culturale: infatti, scoprire un nuovo paese anche grazie al buon cibo, significa immergersi totalmente nelle culture e nelle usanze del medesimo. Ci permette di entrare completamente a contatto con quella realtà immergendoci totalmente in essa.
Le persone sono alla ricerca di esperienze, non solo di luoghi. Ecco perché diventa così desiderata l’opportunità di immergersi completamente in una nuova cultura per scoprirne ogni aspetto senza porsi limiti.
L’enogastronomia è percepita come una vera e propria esperienza culturale. Non ci si limita più all’assaggio del piatto o del vino. Sempre più spesso il viaggio è incentrato proprio alla scoperta del luogo attraverso le sue tradizioni culinarie.
Non solo cibo
Altro elemento centrale del turismo enogastronomico, è rappresentato dalle bevande. Non solo o necessariamente alcoliche. Perciò sì a bibite analcoliche, acque minerali, succhi di frutta freschi, tè e caffè sono tutte motivazioni per i viaggiatori amanti del cibo e delle bevande e sono considerate parte del nostro settore!
Agricoltura, produttori di alimenti e bevande, servizi di ristorazione ed esperienze uniche lavorano insieme per creare quello che oggi conosciamo come turismo gastronomico. Fanno tutti parte di una catena, un continuum che aggiunge valore economico ad ogni passo rispetto a quello precedente.
La figura del turista enogastronomico
Cambia la concezione di vacanza e con essa cambia anche la figura del turista, definito in questo caso foodtraveller. L’aspetto enogastronomico gioca un ruolo fondamentale nella scelta della meta, che non deve essere più semplicemente bella ma ricca di cultura da sviscerare in ogni sua parte.
Le attività che interessano il turista enogastronomico, ad esempio, possono essere esperienze enogastronomiche nei ristoranti, visite guidate alle aziende agricole e alle cantine, festival ed eventi legati al cibo, al vino e alla birra.
Questo è ciò che cerca questo tipo di turista. Questi sono i fattori determinanti per la scelta della meta da scoprire.
I foodtravellers sono alla costante ricerca di esperienze autentiche, che permettano loro di entrare nel cuore della tradizione appartenente al luogo che stanno visitando.
Preziosissimo è anche il ruolo del turista al termine della vacanza: questo genere di esperienze, stimola maggiormente il ritorno futuro delle persone nei luoghi già visitati e la possibilità che a loro volta lo consiglino ad altri.
Il ruolo dell’Italia nel turismo enogastronomico
Sempre secondo lo studio del 2020 della World Food Travel Association, l’Italia sarebbe la meta preferita dei turisti enogastronomici. Ciò che affascina maggiormente il foodtraveller che sceglie come meta l’Italia, è il suo mix di arte, cultura, natura e buon cibo.
Il patrimonio enogastronomico italiano può davvero essere definito unico.