Dark-kitchen un nuovo fenomeno nel mondo della ristorazione
Dark Kitchen è stato definito il fenomeno ristorativo del 2020. Ma di cosa si tratta effettivamente?
Ha a che fare con il food delivery che ha incalzato notevolmente durante l’evolversi e il protrarsi della pandemia. Secondo alcuni studi, il food delivery oggi genera nel mondo circa 35 miliardi di dollari ed è previsto un forte incremento che arriverà a raggiungere i 365 miliardi entro il 2030. La crescita annua si stima aggirarsi intorno al 20%.
Ma dunque, perché la dark kitchen ha una forte correlazione con il food delivery?
Che cosa sono le dark-kitchen?
Le dark kitchen sono le cucine senza ristorante: cucine senza ristorante, destinate, cioè, solo all’asporto.
In questi ristorantini è presente solo una cucina in cui vengono preparati alimenti da consegnare a domicilio.
Questa tipologia di ristorazione, porta con sé molti vantaggi. Tra cui:
- Riduzione delle spese per il personale
- Canoni di locazione ridotti
- Il costo degli arredi che diventa inesistente
- Il rischio d’impresa diminuisce
Le tipologie di dark-kitchen
Cloud Kitchen
Hai presente gli uffici condivisi basati sul modello del co-working? Esiste una versione strutturata appositamente per le attività di ristorazione. Diversi operatori condividono una cucina per dividere i costi operativi e ognuno gestisce all’interno di essa il proprio food delivery.
I gestori che condividono la cloud kitchen non hanno nessun legame imprenditoriale tra loro ma si avvalgono di una gestione dei costi agevolata grazie alla condivisione degli spazi.
Ghost Kitchen
Questo tipo di attività non prevede il contatto con il pubblico e nemmeno una consegna fuori all’attività. Si tratta di un modello di ristorante in cui l’imprenditore gestisce una cucina “invisibile” al pubblico all’interno della quale ha la possibilità di sviluppare uno o più brand di food delivery. Non è previsto il modello di co-working e dunque gestione e costi sono tutte nelle mani del singolo imprenditore della ghost kitchen.
Virtual Kitchen
Un altro modello che risulta molto interessante agli occhi dei nuovi imprenditori del settore è la Virtual Kitchen. Si tratta di un nuovo modo di far cucina che opera in maniera trasversale, sovrapponendosi alle formule descritte fino ad ora.
In questo caso infatti, il gestore di un ristorante virtuale stipula un accordo con una cucina a distanza che potrebbe essere anche una casa privata, che preparerà le pietanze utilizzando il marchio definito dall’operatore.
Si tratta di un “franchising” che include le linee guida e il know how imposto dal franchise per creare determinate proposte culinarie appositamente pensate per il delivery.
Il marchio sul prodotto in questo caso è quello di un virtual brand, cioè un nome commerciale realizzato unicamente per distribuire prodotti esclusivamente tramite i canali digitali e che quindi non può operare nel mondo “fisico”.
I clienti potranno quindi ordinare soltanto attraverso app, e-commerce e marketplace.
Un vantaggio dei virtual brand è quello di testare la ricettività del mercato alla novità.
Infatti, qualora il pubblico non dovesse mostrarsi favorevole all’offerta proposta, si può cambiare facilmente la produzione senza per questo dover chiudere l’attività.
Cosa che, nel mondo della ristorazione tradizionale dove numerosi ristoratori chiudono il locale già dopo i primi tre anni, sembra quasi impensabile.
Come funzionano le dark-kitchen?
Funzionano esattamente come la pizzeria che offre il servizio d’asporto oltre a quello ai tavoli. Quindi, chiami (oppure prenoti sull’app o sul sito), prenoti, attendi che le tue pietanze arrivino all’indirizzo segnato sull’ordine e paghi.
Tante Dark Kitchen si affidano a gestori di delivery esterni come Uber Eats o Just Eat grazie ai quali il proprio fatturato è potuto crescere senza remore soprattutto in questo periodo difficile.
Le dark kitchen Italia sono solo una moda?
Viene da chiedersi se quella delle dark kitchen sia una moda passeggera come tante altre o un vero e proprio nuovo modello di business nel campo della ristorazione.
Io penso che questo possiamo chiamarlo in un solo modo: istinto di sopravvivenza.
Un periodo così difficile imposto dalle restrizioni della pandemia, ha reso necessario reinventarsi e dar vita a nuovi modelli imprenditoriali, questi ghost restaurant che permettessero a molti imprenditori di evitare il fallimento vista l’impossibilità di riempire i tavoli.
Il modello della dark kitchen, da questo punto di vista, diventa estremamente utile. Soluzioni simili sono nate anche come pizzerie
È scontato che anche in futuro i ristoratori terranno d’occhio questa formula imprenditoriale per prevenire qualsiasi altro rischio futuro, anche quando il Covid sarà solo un lontano ricordo.
Ecco perché le dark kitchen hanno tutti i presupposti per essere molto di più di una semplice moda, soprattutto adesso che i costi delle bollette sono saliti alle stelle, è ancor più necessario trovare tutti gli escamotage migliori per risparmiare!